Nostalgia ovvero Arianna

Si abbandonò ai suoi sogni
Dove i rimpianti si trasformavano in nostalgia
Dove partire era tornare per scegliere ancora 
Dove il passato era ancora futuro

Sbuffava un treno alll’orizzonte
Un tranquillo assolato meriggio 
che volgeva al tramonto

Che senso aveva avuto
Abbandonare tutto?
Che volto aveva ora sua madre?
Che rughe attraversavano il volto di suo padre?
E chissà dove giaceva ora Asterione, suo fratello, sacrificato all’illusione del suo amore?
Un groppo le stringeva lo stomaco

Arianna, Teseo e il Minotauro secondo J.Borges

Ogni nove anni entrano nella casa nove uomini, perché io li liberi da ogni male. Odo i loro passi o la loro voce in fondo ai corridoi di pietra e corro lietamente incontro ad essi. La cerimonia dura pochi minuti. Cadono uno dopo l’altro, senza che io mi macchi le mani di sangue. Dove sono caduti restano, e i cadaveri aiutano a distinguere un corridoio dagli altri. Ignoro chi siano, ma so che uno di essi profetizzò, sul punto di morire, che un giorno sarebbe giunto il mio redentore. Da allora la solitudine non mi duole, perché so che il mio redentore vive e un giorno sorgerà dalla polvere. Se il mio udito potesse percepire tutti i rumori del mondo, io sentirei i suoi passi. Mi portasse a un luogo con meno corridoi e meno porte! Come sarà il mio redentore? Sarà forse un toro con volto d’uomo? O sarà come me?

Il sole della mattina brillò sulla spada di bronzo. Non restava più traccia di sangue.
“Lo crederesti, Arianna?” disse Teseo. “Il Minotauro non s’è quasi difeso”.

Estratto da Jorge Luis Borges (1899-1986) La casa di Asterione (in Aleph, 1949)

Il redentore di Asterione ovvero La melenconia di Arianna

Avvolto del peplo pensoso
Taciturno
Si rivolse ad Arianna 
A cercare risposte 


Asterione, spaventoso fratello
Rinchiuso in quella casa infinita 
Dove ogni giardino si ripeteva volte infinite
Ogni cisterna era una replica di sè 
Ogni corridoio ritornava alla sua origine 
Sfinito di solitudine
Attendeva il suo liberatore 
Colui che lo avrebbe redento 
Che avrebbe posto fine a quel dolore 
sacrificio 
inflitto per vendetta
subito per destino 


Supplicò Arianna.


Insieme ai compagni, giunse 
A vele ridotte
Agnello sacrificale 
Bello, dagli occhi turchini 
di ghiaccio
Profilo greco
La brezza del mare nei capelli 
Il sole tiepido di aprile


Incroció gli occhi di Lei 
La seduzione come salvezza
Una recita necessaria
Un filo di speranza 
L’unica possibile


Quando Teseo lo vide 
Asterione comprese.


Con la spada insanguinata 
Tornò da lei
Scavalcando 
I corpi dei compagni
Abbandonati a segnare quel percorso di morte
Caduti senza reagire


Illusa d’amore
innamorata dell’amore
Lo seguì sognante


Rinunciare alla propria vita 
Portare in grembo il frutto di quell’amore sbagliato
Volerne morire 


Sull’orlo del baratro
Salvata in ultimo
Da un tiaso
Di baccanti ebbre e sensuali
Di satiri cinti di pelli 
Ritmici ditirambi 
estatici ed ossessivi
tempesta primigenia del cosmo 
in eterno mutamento


Si risvegliò da quell’incubo
Ma non era un sogno
Chiuse forte tre volte gli occhi
Nulla cambiò 


La colse la nostalgia di casa 
Di quella vita sull’isola di Creta
Delle sue fontane
Giardini verdi
La voce protettiva di suo padre
E il volte dolce di sua madre


La colse il dolore per il sacrificio
Di un fratello che implorava liberazione
E morte 

Indifferenza e rinuncia ovvero Autoritratto siderale

Poco a poco
Senza consapevolezza 
Il suo dolore si trasformava 
In siderale indifferenza
L’unica difesa 
Verso quel mondo
Che dell’indifferenza al suo dolore aveva fatto regola


Pari e patta 
A patto di perdere
Poco a poco
Con consapevolezza 
L’amore per la vita
L’amore per l’amore
La rinuncia 
per sempre 
Alla ricerca della felicità 

Ritratto di un enigma

Brancicare al buio
Della mia cecità presente
Che illumina di risposte
Inaspettate
I giorni andati 
E i futuri a venire


Per esempio
Non ti pensavo un tiro a segno
Non sono un indovino
(Esegeti ripetitivi e scontati)


Solo cercavo in te 
Il mio centro
Il mio bersaglio
La mia strada
La mia meta 


La verità, il senso delle cose
Il senso della vita 
Una scala, un armadio 
Una sedia
Un guanto
Ognuna che rimanda ad altro
Ma altro cosa?
A me par che ad aprirli ad uno ad uno
Ci sia dentro la sorpresa
Il nulla 
O forse il nulla è quello che ci vogliono far credere
Dissimulando ciò che sono
E tu tra i pochi 
Ci vedi quello che ci vedo io
Un non senso 
Che è il senso


La verità è che a noi piacciono gli enigmi
Che dove gli altri ci vedono un biscotto
O una squadra 
Una scatola
Una scacchiera
Beh noi ci divertiamo ad indagare


Ehi, Guillaume
Che dici, amico mio? 
E se la vita fosse solo un’immensa menzogna
l’ombra di un sogno fuggente? 
Se non troviamo nulla
Almeno ci siamo divertiti
E di sicuro non ci siamo accontentati.