Lettera a Edward Hopper

Mi è sempre piaciuto il sogno americano, mi sono sempre piaciuti il sole e la luce, le ombre nette, marcate, il voyeurismo delle finestre altrui, cogliere pezzi di vita delle conversazioni al bar al tavolino vicino al mio.
E m’hanno francamente rotto i sociologi del reale, che cercano conferma alle loro statistiche e teorie, dimenticandosi che il reale non si fa ingabbiare. 
E, caro Edward, ci ho trovato in Te un compagno di cammino.
Almeno a prima vista. 
Poi ho intuito che il tuo sguardo era molto più profondo del mio. Sapevi cogliere l’attimo. Un carpe diem da vero fotografo, ancora più da cameraman, scenografo, ma non regista: il regista l’hai lasciato fare ai tuoi attori, una sorta di personaggi pirandelliani in cerca d’autore.
E sapevi astenerti da giudizi: per questo hanno pensato fossi realista.

L’uomo che fuma alla finestra e la moglie che legge un libro in una stanza di hotel, dove alla finestra a fianco una donna seminuda legge forse lo stesso libro, quasi una bibbia del l’indifferenza e dell’apatia. E nella hall una donna di una sensualità elegante, in un rosso dismesso, osserva la fissità del vuoto, mentre attende la sorella che al terzo piano, di ermellino impellicciata, ha smesso di chiedersi il senso della vita

Li hai lasciati fare. Ognuno è uscito di casa, coi suoi pensieri, le sue speranze, la sua storia e ti ha raggiunto sulla scena, hai lasciato che scegliessero un luogo, una stanza dell’hotel e che trovassero il loro unico eterno attimo. Un colpo di luce dai proiettori del set: e l’hai fissato, per sempre.

Poi… non c’è un poi. Perché quell’uomo ha trovato lì per sempre la sigaretta che mai si consumerà, la moglie un libro senza un finale ma solo un eterno svolgersi di eventi, circolare come il tempo del Buddha. La ragazza mai più coprirà il suo bel corpo che nessuno coglierà. E le due sorelle non incontreranno mai i loro sguardi, due parallele nell’infinito non senso della vita.

Rimane tutta quella luce, quei contorni netti, precisi e per contro dolci. Una luce che avvolge e abbraccia.


(*) fotogramma tratto dal documentario su Rai5 intitolato E.Hopper – La tela bianca pubblicato su YouTube al link https://youtu.be/_IPPCxPFRq4