Piano piano il sipario si alzò ovvero L’enigma dell’oracolo

Esplorava i meandri della sua memoria
Aveva vissuto, sì aveva vissuto 
In un vortice di eventi
Di drammi e di gioie
Di successi e di fallimenti
Di inseguimenti e di fughe 
Solo che era stato tutto talmente intenso
Talmente senza fiato
Senza pause
Che ora non ricordava
Semplicemente aveva cancellato ogni cosa 
Così almeno gli pareva  


Chi era quel figlio che gli pareva già nato di vent’anni? E gli altri diciannove? 
Chi era quella compagna con le rughe di trascorsi di dolore? Quando era stato il suo ultimo sguardo di complicità?
E quella vecchia curva sui suoi anni? Com’era quand’era sua madre?


Come se la vita che aveva passato 
fosse quella di un altro
L’alienazione totale di un sè
Che più non conosceva


Ammantato nel suo dolore
Malinconico oracolo 
interprete di arcani segni
In un misto di nostalgia vuota di ricordi
di una vita vissuta dal suo altro
Dal suo alieno
Con l’innocenza di un bimbo
Senza meta
Sciamano del suo passato
Si lasciò andare
E «piano piano, davanti ad ogni ricordo del
passato il sipario si alzò»