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Avvolto del peplo pensoso Taciturno Si rivolse ad Arianna A cercare risposte Asterione, spaventoso fratello Rinchiuso in quella casa infinita Dove ogni giardino si ripeteva volte infinite Ogni cisterna era una replica di sè Ogni corridoio ritornava alla sua origine Sfinito di solitudine Attendeva il suo liberatore Colui che lo avrebbe redento Che avrebbe posto fine a quel dolore sacrificio inflitto per vendetta subito per destino Supplicò Arianna. Insieme ai compagni, giunse A vele ridotte Agnello sacrificale Bello, dagli occhi turchini di ghiaccio Profilo greco La brezza del mare nei capelli Il sole tiepido di aprile Incroció gli occhi di Lei La seduzione come salvezza Una recita necessaria Un filo di speranza L’unica possibile Quando Teseo lo vide Asterione comprese. Con la spada insanguinata Tornò da lei Scavalcando I corpi dei compagni Abbandonati a segnare quel percorso di morte Caduti senza reagire Illusa d’amore innamorata dell’amore Lo seguì sognante Rinunciare alla propria vita Portare in grembo il frutto di quell’amore sbagliato Volerne morire Sull’orlo del baratro Salvata in ultimo Da un tiaso Di baccanti ebbre e sensuali Di satiri cinti di pelli Ritmici ditirambi estatici ed ossessivi tempesta primigenia del cosmo in eterno mutamento Si risvegliò da quell’incubo Ma non era un sogno Chiuse forte tre volte gli occhi Nulla cambiò La colse la nostalgia di casa Di quella vita sull’isola di Creta Delle sue fontane Giardini verdi La voce protettiva di suo padre E il volte dolce di sua madre La colse il dolore per il sacrificio Di un fratello che implorava liberazione E morte
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